Partire da lontano per arrivare vicino. #Prologo
Saltare in alto. Levitas e gravitas che si uniscono in una azione. Dinamismo che prevede preparazione, studio e metodo. Metafora del progetto e del suo spingersi oltre.

Nel salto è condensata la tensione fra levitas e gravitas; un aspetto che caratterizza le nostre vite, in un dualismo costante, dove la gravità, la matericità ci danno il peso e il calore delle cose in alternanza a quella parte leggera e immateriale, impercettibile, ma altrettanto fondamentale che ci spinge a volare alto.
Il dinamismo che si prefigge di raggiungere uno scopo con il suo movimento prevede prima dell’azione studio, preparazione, regole e progettualità, al pari delle leggi di natura che ci regalano il tremito leggero e impalpabile del batter d’ali della farfalla dopo il lento procedere del bruco. Come a dire che nella lentezza del prima sta e prende forza il dopo, in un passaggio alla realtà che ha in sé il sogno e il desiderio.

Un gesto può allora rappresentare qualcosa di speciale; nella sua estrema sintesi mette insieme e crea connessioni.
E’ un salto della mente, un volo pindarico che ha il potere ,più che di una fascinazione irreale e illusoria, di un sapiente tragitto nei meandri della memoria dove solletica e stimola conoscenze e saperi in una apertura costante di molteplici cassetti e cassettini, di cui, con rigore, poi, ci mostra soltanto la sua accurata selezione.
1851. La nascita del design fra Thonet e Arts and Crafts. #Introduzione
La prima cosa a cui penso quando sento la parola design è la sedia Thonet.
Nel 1851, a Londra, il principe Alberto, marito della regina Vittoria cogliendo lo spirito e le spinte del momento che vedevano l’Inghilterra al centro dei commerci e dello sviluppo industriale decise di organizzare la 1° esposizione universale. Un architetto, botanico e giardiniere, Joseph Paxton vinse il concorso e progettò alla maniera di una gigantesca serra il suggestivo padiglione che ospitò questa prima fiera internazionale. Purtroppo del padiglione ci rimangono solo disegni e foto, ma è lì che l’azienda viennese della famiglia Thonet presenta le prime sedie innovative, a cui seguirà il modello che l’ha resa famosa e traghettata nel mondo del design.

La n.14 è una sedia composta di soli 6 pezzi che si assemblano grazie a 10 viti e un paio di rondelle. Realizzata in faggio curvato, un procedimento che Michael Thonet ha messo a punto negli anni, studiando il tipo di legno e le sue caratteristiche tecniche. La lavorazione è pensata per una produzione seriale e industriale; grazie all’impiego di casseformi metalliche su cui il legno è posizionato per prendere la forma non è più necessario il lavoro di un’ebanista, ma è sufficiente un operaio. Entra in gioco anche il concetto di economicità.

La sedia è pensata quindi non come un oggetto solidale, ma come un oggetto smontabile e assemblabile, facilmente trasportabile, completo di un packaging.

36 sedie in 1 metro cubo
Il 1851 è la grande data che apre al design. Da una parte la produzione di Thonet, con il suo carattere essenziale e asciutto, dall’altra il mondo dell’Art and Craft con William Morris, il suo massimo esponente, che innova la produzione artigianale di alto livello, pensandola con eclettismo ariosa e più moderna, pur riconoscendo solo nel lavoro dell’uomo quel valore durevole nel tempo. Morris ri-disegna e dipinge mobili, crea tessuti, tappeti, mobili, metalli, che grazie a disegni bidimensionali possono essere facilmente riprodotti, perché codificati e seriali. In questo caso la macchina è al servizio dell’uomo e non l’uomo della macchina. I prodotti dell’Arts and Crafts si rivolgono ad un pubblico più ristretto ed esclusivo. Un pubblico capace di apprezzare l’ordine di una ricerca stilistica e la qualità di un prodotto durevole nel tempo.

A desartcasa, (a me), interessa il continuo e ricercato gioco di equilibrio fra design e arte, a partire dal quel minimo comune divisore che è la creatività, che permette la visualizzazione di concetti attraverso immagini o prodotti.
Esclusivi e ricercati, prodotti con l’amore di una lunga lavorazione artigianale, guardano sempre al design e alla serialità come momento di partenza. Il concetto di unicità o di serie limitata entra nella produzione, perché pensata a partire dall’idea di rimettere in circolo partite di materiali altrimenti dismessi. Dare nuova vita diventa occasione di progetto e di riflessione sul valore dell’oggetto, sull’etica del consumo e della produzione.
desartcasa è un progetto sartoriale che nasce come momento di esplorazione e produzione parallelo all’attività professionale. In tal senso si apre al ripensare il nostro modo di abitare le case e gli oggetti, si interroga sul concetto di prodotto di design a basso costo usa e getta e cerca una strada alternativa, dove il prodotto diventa acquisto consapevole, perché più costoso, dal momento che è fuori da una produzione industriale, massiccia, dove il guadagno è sulla quantità e non la qualità.
Quello che non è autoprodotto, viene realizzato localmente, in modo da limitare la produzione di CO2, al tempo stesso con il riuso dei materiali ricerchiamo lo stesso obiettivo di sostenibilità e i materiali di nuova produzione sono prevalentemente materie prime naturali, con preferenza italiane.
Arte, natura, architettura, design sono il nostro mondo e le nostre fonti di ispirazione, ma anche sottile proposta per diffondere una cultura del progetto, con piccoli spunti sussurrati ora con un disegno di un albero che ci parla della fillotassi, Leonardo Da Vinci e Bruno Munari, ora con un richiamo a Black Mountain, Buckminster Fuller e le sue strutture geodetiche, Lewis Hine e le sue foto agli immigrati italiani che sbarcavano a New York.





Se
il sogno dell’artista è quello di arrivare al museo, mentre il sogno del designer è quello di arrivare a vendere nei grandi mercati
come diceva Bruno Munari, designer gentile e raffinato, dove si colloca la nostra produzione?
Di nuovo, ci troviamo come un funambolo a camminare su un filo, guardando ora da un lato, ora dall’alto. Dualismo. Produzione artigianale, espressione artistica e design, il sottile fil rouge che lega questi ambiti è l’origine del nostro nome DES+ART. Bruco o farfalla? Nella natura è possibile superare la contraddizione dicotomica a favore di una visione sistemica e forse questa è la nostra strada.
Che vuole case diverse, non catalogate, mai uguali, al pari degli esseri viventi, unici, non ripetibili e contraddittori. Ogni casa sarà l’espressione delle persone che la abitano e della loro cultura, per questo ci piace il molto, la diversità, amiamo l’uomo e la natura, la razionalità e l’irrazionale, creatività e fantasia si mescolano e si alternano fra colori e materiali.

La ricerca e la necessità di esprimersi attraverso un prodotto, di confrontarsi sperimentando, provare, scartare, selezionare, talvolta includere il molto per cercare poi altro o l’essenziale. Il dialogo fra una parte profonda di noi, la connessione fra l’emozione e la ragione ci fanno amare questi mondi meravigliosi e è a questi-l’arte e il design- che guardiamo con grande amore.
Ecco che la Thonet è scelta da artisti e designers. E a noi piace questa accoppiata!
,,,
bello